(Italiano) COME PRODURRANNO ENERGIA GLI EDIFICI DEL FUTURO – PARTE 2: L’APPROCCIO OLISTICO DELLE EARTHSHIP
Michael Reynolds, ‘GARBAGE WARRIOR’
Non si può non subire il fascino di questo architetto statunitense votato alla biosostenibilità e alla radicale rifunzionalizzazione del concetto energetico che dovrebbe reggere ogni progetto abitativo.
Ne parliamo qui perchè si tratta indubbiamente di uno degli approcci ecosostenibili a bassa tecnologia più illuminanti degli ultimi 50 anni, da cui trarre insegnamenti e profonde riflessioni sulle sfide che dovremo affrontare per il nostro pianeta.
Earthship, nel senso nerd del termine, è proprio questo: un vascello terrestre che dà soluzione alla maggior parte dei problemi causati dalle generazioni dei nostri padri, e che potenzialmente potrebbe traghettare tutto il mondo verso un futuro sostenibile e off-grid.
Esteticamente le Earthship appaiono vistose ed eccentriche, con forti richiami alle architetture da esterni del Park Güell di Gaudì a Barcellona, con elementi decorativi pittoreschi e questa enorme facciata a sud costituita interamente di vetro, una vera e propria serra con orto interno.
CARATTERISTICHE TECNICHE
Ma le Earthship sono molto di più.
Partiamo dai materiali e quindi dalla filosofia del progetto: il riuso. La maggior parte infatti sono materiali di riciclo: legno, lattine, bottiglie di vetro e plastica, ma soprattutto tanti, tanti copertoni usati. Tutto questo materiale, gratuito, è necessario per contenere e costituire uno speciale impasto fatto di terra cruda e paglia studiato da Reynolds già a fine anni ‘60.
Proseguiamo con le dotazioni infrastrutturali. Le earthship sono a tutti gli effetti case solari passive, dove riscaldamento e raffrescamento sono ottenuti ad energia zero: il riscaldamento è assicurato anche nei periodi più rigidi dal posizionamento a sud della parete vetrata della struttura e a nord dal terrapieno artificiale che va a collegarsi in altezza con il tetto dell’abitazione, fungendo da massa ad alta inerzia termica.
Al contempo tale massa contiene i serbatoi di raccolta di acqua piovana proveniente dalla superficie drenante del tetto. Inutile dire che vista la funzione di raccolta idrica del tetto, l’aspetto dell’isolamento è stato affinato negli anni, anche grazie all’ausilio di materiali in polistirene espanso, materiale non inquinante una volta conferito in discarica.
Sempre al di sotto del terrapieno corrono diversi condotti per l’aria, che insieme alle botole poste nella parte più alta del tetto costituiscono il sistema di raffrescamento naturale ad energia zero.
Altre dotazioni delle earthship
Pannelli solari, eolico, riscaldamento a pavimento, sistema di riciclo delle acque grige (per i sanitari) e nere (per l’orto e il giardino esterno), elettrodomestici ad altissima efficienza energetica, eventuali stufe a legna di supporto, sono alcune delle dotazioni che rendono questa unità abitativa replicabile in qualsiasi ambiente.
Ma è soprattutto nei vasti deserti americani e nei torridi climi africani, dove sono state ribattezzate Desert Ship, che queste abitazioni sono particolarmente apprezzate, per scarsità di materiali e carenza di fonti d’approvvigionamento energetico.
La fase di test delle earthship
La storia di Reynolds e delle Earthship non è stata tutta rose e fiori. Nella fase sperimentale, in molti chiesero di applicare per se il progetto, con conseguenti problemi dati da approssimazioni.
Il Consiglio di Stato degli Architetti del New Mexico ritenne tali strutture illegali e senza requisiti di sicurezza, resistenza e durevolezza, cosa che valse il ritiro del titolo di architetto e le licenze di costruzione a Reynolds per 17 anni.
Nel 2004 Reynolds lo riottenne, subito dopo lo tsunami in Indonesia, quando riuscì a costruire ‘Phoenix’, una Earthship completamente ecosostenibile capace di resistere addirittura agli tsunami.
Potete trovare maggiori informazioni sul sito ufficiale delle earthship e per quanto riguarda l’Italia sul sito dell’associazione Offgrid , che agisce per un futuro resiliente anche in Italia!